UN POPOLO DI PIAGNONI Don Silvio Favrin
Siamo diventati un popolo di piagnoni, l'82% degli italiani si lamenta sempre e ovunque; é lo sport nazionale! In ogni incontro, dopo il "buon giorno e come va", si apre subito l'elenco dei malanni facendone un dolorismo. C'é un gusto perverso di raccontare le proprie sofferenze, aumentando la sofferenza stessa. Invece di aiutarsi ci si lamenta. Nei programmi tv difficilmente si presenta la sofferenza (tutti belli, gente ricca e che sta in salute) ; i partiti ci promettono il paradiso terrestre (niente più tasse, non ci sarà più né sofferenza né dolore ... tutte promesse), e noi ci facciamo la mentalità che avvia in realtà un meccanismo perverso e contraddittorio per avere sempre di più mentre ogni privazione o limite necessario é considerato ingiustizia. Siamo passati dalla cultura del necessario e del sacrificio - termine quest’ultimo ormai sparito dal vocabolario - a quella del superfluo, dell'accumulo e dello sperpero.
Anche tra noi e Dio c’é un rapporto di dare e avere. Quante delle nostre preghiere chiedono a Dio “dammi” ... ? Al contrario, poche volte diciamo: “Signore insegnami che cosa io devo fare per fare la tua volontà come mi hai insegnato con il Padre Nostro”.
“Il mondo va male”, diceva papa Paolo VI nella Popolorum Progressio, perché non c'é chi pensa, manca il pensiero. Siamo diventati massa, la tv ha detto così”.... é la frase più in voga. Ma non dobbiamo prendere tutto come oro colato, dobbiamo valutare anche con il nostro senso critico. Ognuno di noi deve essere critico per applicare a se stesso e alla famiglia quelli che sono i valori veri, soprattutto cristiani. Solo cosi giungeremo alla sapienza del cuore e impareremo a vivere. Ci vuole tutta la vita, ogni giorno, per imparare e insegnare il mestiere di vivere.
Ai ragazzi i genitori insegnano danza, sport, musica, nuoto, tutte cose splendide. Attenti a non dimenticare di insegnar loro il mestiere di vivere, il più grande e indispensabile tra tutti i mestieri, che é la vita di ogni giorno, che é il sapersi accontentare, che non é l’ingelosirsi per il fatto di non avere questo o quello. Insegnare il mestiere di vivere é un compito specifico della famiglia. La scuola, la parrocchia, si possono affiancare ma non si devono sostituire, per evitare che il bambino-giovane riceva messaggi contraddittori.”