LA SANITA' DEL CRISTIANO Don Silvio Favrin
“Solo l'operatore sanitario può umanizzare l'ospedale perché può avvicinare il malato da persona a persona.
E seguendo l'esempio di Cristo che fu medico delle anime e dei corpi, i cristiani-medici e i cristiani-infermieri siano perciò contenti (gaudeant!) di poter esplicare tutte le loro attività terrene unificando gli sforzi umani: domestici e professionali, scientifici e tecnici, in una sola sintesi vitale insieme con i beni religiosi.
In ospedale si vivono momenti tra i più delicati, difficili e drammatici della nostra vita, di fronte al dolore e alla morte. E troppe volte la religiosità del malato, che pure si dichiara credente, non é cristiana per quanto riguarda la visione e l'esperienza della malattia, considerata come castigo di un Dio ingiusto. Perciò l'ammalato assume un atteggiamento di ribellione, di accusa contro Dio che " non doveva trattarmi così", " che cosa ho fatto io di male", "perché proprio a me mentre tanti delinquenti stanno bene".
Oppure, si fa ricorso alla fede ma considerata come una polizza di assicurazione" per ricevere il premio della salute pagando magari l'obolo di una candela, di una benedizione, di una medaglietta, bevendo l'acqua di Lourdes e accostandosi ai Sacramenti con magica fiducia.
E' necessario invece fare con l'ammalato un itinerario spirituale perché anche la malattia, come tutte le altre situazioni umane, diventi un'esperienza cristiana, capace di maturare la nostra vita, nella riscoperta del nostro essere figli amati dal Padre a immagine di Gesù Cristo Crocifisso e Risorto. E' un incontro nuovo con sé stessi, soprattutto con la famiglia.
Il malato, soprattutto quando la malattia si fa lunga e la guarigione lenta, vive in modo drammatico la solitudine che può diventare paura, tristezza e angoscia. La malattia intacca tanti aspetti della vita umana, oltre al fisico: intacca anche la certezza della fede, la fiducia e la speranza, il valore della propria persona, il dialogo con Dio nella preghiera, la capacità di capire il significato del dolore.
In questi momenti, poter ricevere attraverso i "segni" della parola e del silenzio la disponibilità di chi ti é vicino e ti assiste e ti cura e condivide con passione la tua sofferenza, diventa incontrare Gesù che continua a “passare” facendo del bene e sanando ogni male e infermità. Significa donare la grazia che ‘evangelizza il dolore’”